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I quartieri |
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COME NASCE ROMA CAPITALE
Le tappe dello sviluppo di Roma capitale non costituiscono un percorso lineare quanto una storia accidentata e problematica, con le sue luci e le sue ombre, piena di contraddizioni che ha lasciato un’eredità di problemi che la città vive ancora oggi.
Saperne di più di questa storia diventa fondamentale per comprendere al meglio il presente, considerando che, ormai, il grande spazio rurale che circondava Roma è saturo: le case e le strade si moltiplicano, diventano più invadenti, senza tener conto delle esigenze di una massa di persone concentrate in poco spazio.
Nel 1871, la città che i Savoia scelsero per capitale d'Italia era ben lontana dal possedere le qualità di una capitale europea. Storia, arte, ruderi e tradizioni popolari a volontà, ma nessuna traccia di borghesia liberale, una nobiltà bigotta e ignorante, un clero che viveva delle rendite dei beni ecclesiastici, un popolo abbandonato e povero. Quando la città dei papi diventò la capitale d’Italia il vecchio assetto fu completamente sconvolto. L’immigrazione, provocata dalle attività e dalle nuove funzioni che assumeva via via la capitale, determinò un’esplosione edilizia: dopo il 1871 in pochi decenni la città arrivò a superare il mezzo milione di abitanti. In trent'anni, fino al 1900, la popolazione raddoppiò, insieme alle case e ai palazzi. Il nuovo ruolo di capitale con il primato politico e istituzionale che ne conseguì, diede una spinta decisiva alla città, permettendole di entrare nella civiltà moderna e tornare a crescere socialmente, demograficamente ed economicamente.
La storia dei quartieri ha inizio come diretta conseguenza dell’importante incremento demografico della capitale: i costruttori, spinti da una domanda crescente, furono obbligati ad andare “fori de porta” superando il millenario limite delle mura aureliane. Ma non era cosa da poco, si trattava di invadere zone militari, andare contro qualsiasi pianificazione urbanistica con il timore di avvicinarsi troppo ad aree malariche.
Fu subito evidente la nuova realtà, urbanistica e sociale dei quartieri, nuclei destinati ad espandersi con una fisionomia nettamente diversa da quella dei rioni: vie dritte e larghe costruzioni come palazzetti privati, villini e ville, progettate e realizzate intensivamente per i vari strati del ceto impiegatizio. La città si espanse in più direzioni; le case andarono straripando seguendo in preferenza le direttrici delle strade consolari: fu nel 1911 che il Comune decise la regolarizzazione dei nuclei organizzati fuori le mura. Da quel preciso momento storico, a Roma, il termine “quartiere” non sta più a significare la quarta parte di una città, ma indica una circoscrizione urbana esterna alla cerchia muraria: per quartieri di Roma si intendono le zone di nuova urbanizzazione nate soltanto dopo l'istituzione dell'ultimo rione, “Prati”.
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Alla realizzazione di questa rubrica ha collaborato: Francesca D’Ercole.
Riferimenti bibliografici: Carpaneto et al., I Quartieri di Roma Vol. I e Vol. II, Newton & Compton Editori, Ariccia (Roma)
Foto a cura di TESORI DI ROMA di Maurizio Truglio |
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