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I quartieri: Prenestino Centocelle |
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Superficie: 208,16 ha.
Confini attuali: via Tor de’ Schiavi, viale della Primavera fino all’incrocio con via Casilina e quindi la stessa via fino all’incrocio con viale Palmiro Togliatti; viale Palmiro Togliatti fino all’incrocio con via Prenestina comprendendo la via del Fosso di Centocelle, tra via dei Pioppi e via Faber.
Origine del nome: il nome deriva da Centum Cellae una cittadella militare costruita nel periodo di maggiore espansione dell'Impero romano. Era formata da numerose stanze (cellae), che ospitavano i 100 migliori cavalieri della guardia imperiale dell'imperatore Costantino I, gli Equites Singulares, con i loro cavalli.
Storia: in base all’originaria intenzione delle autorità comunali il borgo di Centocelle, oggi Prenestino-Centocelle, avrebbe dovuto svilupparsi come una zona rurale, non periferica alla città ma gravitante su di essa. Nonostante le originarie intenzioni, fino agli anni ‘40 il quartiere appariva come una vera e propria città-giardino, con un agglomerato di graziosi villini situati in vie dai nomi floreali. Molte strade erano ancora in terra battuta e attendevano gli impianti fognari per il deflusso delle acque piovane. Gli abitanti che vi risiedevano, 29 famiglie fino al 1921, attendevano un miglior collegamento con il centro di Roma, distante 7 km. Dopo il 1942, però, lo sviluppo del quartiere ha annullato ogni primitiva lottizzazione, ribaltando la morfologia architettonica degli edifici, anche a causa della costruzione dell’aeroporto che contribuì a trasformare la zona, portando il numero degli abitanti a circa quarantamila.
Il quartiere è stato oggetto, più che della zona del Prenestino di un forte insediamento urbano con conseguente abusivismo edilizio: le trasformazioni dovute a restauri o a necessità abitative hanno cambiato il volto degli antichi villini, con elementi improvvisati e con ricostruzioni talvolta inadeguate. Attualmente sopravvivono ancora numerosi orti, che, anche se ridotti nelle dimensioni, testimoniano l’originaria destinazione rurale della borgata. Accanto ad essi sono sorti i grandi palazzi ad abitazione intensiva e le vie principali si sono “arricchite” di tutta la cultura commerciale e consumistica odierna. Ma gran parte della vita quotidiana del quartiere mantiene antiche consuetudini e abitudini del vivere romano: il forno dei dolci frequentato alla domenica dopo la messa, la vecchia osteria, l’oratorio con le sue attività ricreative e religiose.
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Gio, 05.09.2013
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