Superficie: 419,91 ha.
Confini attuali: via Prati Fiscali – piazzale Jonio – via di Valle Melaina – via Monte Massico – via Monte Resegone – via delle Vigne Nuove – via Guadagnalo – via Monte Fumaiolo – via della Bufalotta – via della Cecchina – via Matteo Bandello – viale Jonio – via Jacopo Sannazzaro – fosso della Cecchina – fiume Aniene – linea d’aria del fiume Aniene alla ferrovia Roma-Orte – fosso di S.Agnese – fiume Aniene – ponte sul fiume Aniene delle ferrovia Roma-Orte – ferrovia Roma-Orte- via dei Prati Fiscali.
Origine del nome: il quartiere prende il nome dall'omonimo monte dove, come vuole la leggenda, vi si recavano gli auguri per effettuare i loro vaticini osservando il volo degli uccelli. Un’altra leggenda popolare narra che anche gli aruspici vi eseguissero pratiche magiche grazie alle quali le "miracolose" preghiere dei sacerdoti avrebbero "protetto" i fedeli.
Storia: nell’antica Roma il Monte Sacro era molto al di fuori della cinta muraria, a metà strada fra l'Urbe ed il borghetto di Ficulea, lungo il percorso della Via Nomentana che conduceva a Nomentum. Lungo la strada, alcuni tratti della quale conservano il basolato originale (ad esempio presso il Grande Raccordo Anulare) sorsero diversi monumenti funebri, due dei quali sono ancora visibili nei pressi del monte, in corrispondenza del quale la strada superava l'Aniene con il ponte Nomentano. Oltre che luogo per funzioni religiose, era anche punto di riferimento geografico, immerso in età repubblicana in un vasto latifondo agricolo.
L’intera zona, eminentemente agricola, era occupata dalle vaste tenute dove fiorivano casali e campi fecondi: Quarto di ponte Salario, tenuta di Prato Fiscale, tenuta di Casal Fiscale, tenuta di Ponte Nomentano.
Dopo l'età romana, presumibilmente per la difficoltà di difenderlo militarmente, la zona del monte divenne disabitata e tale restò sino a tempi ben più recenti. L'espansione della città avvenne in altre direzioni. In zona, l'unico punto frequentato rimase il Ponte Nomentano sull'Aniene, che divenne nel tempo posto di controllo e presidio di dazio.
Monte Sacro sorge sulla via Nomentana, all'altezza di Ponte Nomentano sul fiume Aniene. E’ nato nel 1928 con il nome originario “Città Giardino Aniene” una graziosa città con casette raccolte tra il verde ai margini della città. In base al progetto urbanistico, affidato all’architetto Gustavo Giovannoni e realizzato dall’Istituto case popolari, i villini, al massimo di tre piani, dovevano essere disposti su una duplice altura posta al di là dell’Aniene e collegata con un ponte a Roma. Il Comune si incaricò di sistemare i necessari servizi pubblici come le scuole, un piccolo parco, l’ufficio postale e i distaccamenti comunali. Sulle aree acquistate a bassissimo prezzo si costruirono le abitazioni. La prima destinazione del quartiere era di taglio popolare, con interi lotti dedicati alle abitazioni per i ferrovieri (a questa categoria si riservarono in realtà grandi interventi edificatori in molte zone della città) e diversi altri realizzati per l'Istituto Autonomo Case Popolari. Agli inizi la densità era di 100 abitanti per ettaro, essendoci solo villini. Purtroppo l’idea della garden city venne tradita bruscamente dal rapido sviluppo e dal mutamento in intensivo della zona, quando i costruttori moderni si accorsero che quelle terre costavano poco e furbescamente le sfruttarono, creando prima palazzine e in seguito i soliti “alveari”. Divenuto polo d’attrazione per l’espansione a nord di Roma, il quartiere si vide gradualmente attorniato dalle fitte abitazioni di Valle Melaina e del Tufello prive totalmente di verde. Così quel bel complesso autonomo e distaccato dalla città cambiò progressivamente aspetto e i villini vennero circondati dalle case della Società generale immobiliare e da quelle di altre cooperative. La situazione precipitò inevitabilmente intorno agli anni sessanta con l’aumento della densità abitativa (fino a 180 abitanti per ettaro nella parte nord). In quel periodo prese corpo il quartiere contiguo detto Monte Sacro Alto, oggi più noto come Talenti.
Oggi il quartiere non ha perso del tutto l’aspetto generale di città giardino anche grazie alla presenza di villette graziose di cultura estensiva, sopravvissute alla cultura intensiva moderna. L’aria tutto sommato si mantiene respirabile, anche se è influenzata dal traffico che scorre nelle vie poco distanti. Le stradine di alcune zone, al principio sufficienti per le villette, non sono adeguate per le nuove e più grandi costruzioni e per i mezzi che vi circolano (il problema riguarda soprattutto i mezzi pubblici i quali, sia per la difficoltà di manovra sia per i parcheggi abusivi, rimangono spesso “imbottigliati” nel traffico con grave danno per gli utenti). Nelle zone più recenti, invece, vi sono vie lineari e a scacchiera. Forse proprio in questa difformità fra zone “vecchie” e zone più moderne, tra palazzoni e villette, stradine strette, irregolari e strade più ampie, risiede la suggestione del quartiere, abitato oggi da professionisti, impiegati, e perlopiù, da un ceto medio composto da famiglie benestanti e costituito da pochi negozi dislocati soprattutto nelle arterie principali.
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